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VIAGGIO NEL TEMPO

Immagine del redattore: Matteo NiglioMatteo Niglio

Sempre più spesso mi trovo a pensare quale sarà il futuro del golf. Di solito indosso le mie scarpe da running, cuffie dell’iPod alle orecchie e lascio correre i pensieri. Faccio mente locale a tutte le notizie ascoltate nei telegiornali su riscaldamento globale, scarsità d’acqua, necessità di nuovi spazi per l’agricoltura e ritmo della vita sempre più frenetico. Molti di voi non vogliono ascoltare questi discorsi, ma sono la realtà. Prima o poi dovremo farci i conti, tutti quanti. Il nostro amato sport, per quanto fantastico ed appassionante, ha le sue pecche.


I COSTI di gestione di un impianto come un campo da golf sono enormi e costanti. La ricaduta sulle quote di abbonamento/associazione sono inevitabili. Purtroppo sempre meno persone hanno questo tipo di disponibilità e il movimento, soprattutto in Italia, non ha mai avuto bisogno di nuova linfa come in questo momento. Per allargare la base di utenti è necessario abbattere i costi di accesso (”ma anche quelli successivi!” aggiungo io). Belle parole dette e ridette, ma i BLA-BLA-BLA non pagano le bollette di acqua ed elettricità, così come non possono essere usate per riempire le buste paga degli addetti alla manutenzione campo. Quelli citati sono costi fissi, sia che il percorso faccia il sold-out di green-fee o sia vuoto.



I TEMPI per una partita di golf sono diventati, a dir poco, ridicoli ed anacronistici. Fare 18 buche rischia, nei casi peggiori, di portare via anche sei ore e mezza. Se aggiungiamo il riscaldamento, più gli spostamenti da e per il circolo, la giornata è bella che finita. Un round così vissuto diventa uno stress piuttosto che un divertimento e non invoglia a ripetere l’esperienza (soprattutto se poi, a casa, bisogna anche sentire le lamentele della famiglia per la lunga assenza in un giorno di riposo). Si è provato a fare gare su 9 e 12 buche. Si è cercato di velocizzare il gioco rivedendo alcune regole. Sono state testate tutte le formule possibili ed immaginabili, ma la situazione non è migliorata e il Tempo è un bene troppo prezioso per essere messo in secondo piano rispetto ad un hobby.


Gli SPAZI sono un altro argomento spinoso. Un campetto a 9 buche richiede facilmente tra i 20 e i 30 ettari. I circoli con percorsi da campionato (per capirci, quelli dove un professionista ama mettersi alla prova) possono arrivare tranquillamente ad occuparne 70-90. È uno spazio enorme, soprattutto se ragioniamo in termini globali. Da questo punto di vista, terreni potenzialmente coltivabili o utilizzabili in modi più appropriati alla sopravvivenza della specie, attireranno attenzioni sempre maggiori.



Nel 2011 il numero di golfisti nel mondo era di circa 70 milioni (uno degli sport più praticati). Non credo che negli ultimi anni il dato sia aumentato, quindi prendiamolo per buono. Su una popolazione mondiale di circa 7 miliardi di individui, stiamo parlando dell’1% del totale. I campi sono circa 35000. Facendo una media ad occhio fra campi pratica, circoli a 9-18-27 e più buche, diciamo che ognuno occupa 50 ettari. Prendete una calcolatrice e scoprirete che il totale fa 1.750.000 ettari. Speriamo che la ”maggioranza“ non faccia mai 2+2...


Uno degli argomenti favoriti dai Verdi di ogni paese contro la nascita di nuovi campi da golf, è il consumo d’ACQUA. Non serve ripetere quanto questo elemento sia sempre più importante al giorno d’oggi e quanto diventerà pregiato, in un futuro relativamente prossimo, se le tendenze della Terra non cambieranno.



Negli ultimi anni siamo migliorati notevolmente sotto questo aspetto. L’avvento dei miscugli in macroterma per i tappeti erbosi, ha permesso di tagliare l’irrigazione anche fino al 50% (su base annua) in quei campi che hanno deciso di adottare il nuovo tipo d’erba. Un bel dato, soprattutto se collegato a quelle realtà golfistiche che si sono dotate di sistemi di desalinizzazione dell’acqua di mare e successivo utilizzo per il mantenimento del verde. Resta il fatto che di H2O ce n’è sempre meno sul pianeta e noi ne “spariamo” migliaia di metri cubi per praticare un hobby. Non si può fare finta di niente in eterno. Prima o poi bisogna alzare lo sguardo e rivolgerlo più in là della punta dei propri piedi.


La VISIONE


Mi rendo conto che le argomentazioni, esposte fino a qui, possano sembrare lo sproloquio di un guasta feste. Voleva solo essere un tentativo di condividere con voi delle riflessioni che ho, relativamente alle problematiche che offuscano il futuro di questa nostra bellissima ossessione, se nulla verrà fatto. Riassumendo, ci sarà necessità di: spazi ridotti, diminuire il consumo d’acqua, contrarre i costi e abbattere i tempi. La prospettiva si è palesata alla mia mente più semplice e chiara di quanto potessi immaginare. Seguitemi in un piccolo viaggio nel tempo...


Immagino un mondo tra 50 anni, dove la popolazione sarà aumentata ulteriormente e ci saremo abituati alle contromisure per mantenere il nostro pianeta abitabile. Immagino un mondo che avrà visto una contrazione del numero di campi da golf. Lo so che questo farà storcere il naso a qualcuno, ma le probabilità spingono più in quella direzione. La pratica del golf si sposterà in-door, in simulatori ultra-tecnologici ad altissima definizione.



Si potrà fare lezione con i software più moderni, allenarsi con sfide ad obbiettivo per ogni parte del gioco o fare 18 buche su un campo a scelta. Quest’ultimo punto, in particolare, sarà l’asso nella manica della rivoluzione che potrebbe salvarci. Un giro completo richiederà meno di due ore. Inoltre i centri saranno aperti 24/24 e 7/7. Non saremo più limitati dalle giornate corte e, creandone diversi per città, ognuno potrà raggiungere quello più vicino a casa o al lavoro in 10 minuti. Si praticherà solo con palline di prima qualità e si produrranno meno rifiuti plastici, perchè il loro deterioramento sarà del 90% più lento (zero agenti atmosferici). Non sarà più necessario acquistarne decine di migliaia nè comprare una macchina per distribuirle, una per raccoglierle e un’altra per pulirle. Eliminiamo anche tutti i costi di gestione del verde e il risparmio, per la “struttura” che vuole fare promozione golfistica, salirà alle stelle! Il punto più importante è che, soprattutto in Italia, mancano dei club con un bilancio che permetta di fare promozione, come servirebbe per creare un vero movimento golfistico. Non si può chiedere “poco” se le uscite sono ingenti e continue.


Lo sport come lo conosciamo noi oggi (all’aria aperta, su erba ecc.) continuerà ad esistere. Sarà però appannaggio dei week-end, di chi ha più tempo, di quelli che si vogliono/possono concedere un regalo, un piccolo lusso, una fuga speciale.



Dura digerire tale prospettiva? Immaginate il ritorno che si avrebbe in termini di facilità d’accesso per chi decidesse d’iniziare. Sarebbe tutto più semplice, economico, immediato. L’impatto sulla vita di una persona sarebbe inferiore e maggiormente in linea con la direzione intrapresa dalla società moderna: velocità ed efficienza. Tanti provano, ma non continuano, perchè dovrebbero stravolgere eccessivamente le loro abitudini, per poter proseguire con l’assiduità richiesta dalla disciplina in questione. Il volo della mia fantasia potrebbe rappresentare la soluzione ideale all’adeguamento del golf alle richieste di fattibilità che verranno imposte dalla Terra in un futuro non così lontano.


Concedetemi un’ultima considerazione. Tanti si sentono intimoriti dall’entrare in un circolo per chiedere informazioni. La crescita del movimento si è dovuta sempre affidare al passa-parola, metodo efficace ma molto lento. Con la proliferazione dei simulatori questo imbarazzo iniziale, che affligge il neofita, verrebbe largamente superato. Nessuno si fa problemi a chiedere i prezzi alla segreteria di una palestra o di un bowling e questo, secondo me, è il passo più importante per sdoganare l’immagine del golf nella mente della popolazione italiana.



Per concludere voglio ricordarvi che la storia dell’uomo è stata permeata da un’evoluzione continua in tutto il suo decorso. Più andiamo avanti più la velocità dei cambiamenti aumenta. Non si può bloccare il progresso. Le scelte sono due: o ci si adatta trovando nuove soluzioni o ci si estingue. Io ho intenzione di continuare ad esistere come golfista... e voi?!




”Omnia mutantur” Ovidio

(Tutto cambia)




MATTEO NIGLIO


+39 347 3900877


Mail: matteo.niglio@tiscali.it


Sito Web: nigliogolf.com


Facebook / YouTube: “Matteo Niglio - golf pro & fitness coach”


Instagram: matniglio_golfpro_fitnesscoach

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5 commentaires


Matteo Niglio
Matteo Niglio
26 mars 2018

Grazie Stanislao! Mi piace sempre avere il tuo feedback. Ho cercato, senza false scuse, di vedere la situazione in modo obbiettivo e pensare a soluzioni fattibili. Preferisco essere pronto al cambiamento in modo propositivo, piuttosto che ancorato testardemente alla “tradizione”.

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Stanislao Obino
Stanislao Obino
26 mars 2018

Una riflessione molto profonda, degna di attenzione e riflessione da parte di tutti, addetti ai lavori o meno. Mi piacerebbe che questo senso critico e visione del futuro fosse il corredo di qualcuno di quelli che dovranno assumersi la guida del Paese per i prossimo decenni.

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Matteo Niglio
Matteo Niglio
26 mars 2018

Grazie Nelly! Sono contento ti sia piaciuto. Ovviamente ho parlato solo di golf, ma il discorso sulla salvaguardia dell’ambiente è trasversale a tutti gli ambiti della vita. Ognuno deve fare la sua parte e, anche noi golfisti, dobbiamo guardare al di là di quella bella bandiera sventolante.


Grazie anche a te Tarcisio! Capisco la tua osservazione. Il mio voleva essere solo un dato per far capire l’esiguità dell’insieme “golfisti” rispetto ai bisogni di tutti. Scendere troppo nel dettaglio con l’analisi avrebbe allungato eccessivamente l’articolo e non volevo annoiarvi... Per quanto riguarda i simulatori non è difficile trovare riferimenti. I sistemi attualmente al top si associano quasi sempre con un launch monitor e si aggirano sui 50.000$. Per maggiori info cerca…


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Tarcisio Niglio
Tarcisio Niglio
26 mars 2018

caro Matteo, bell'articolo. Un piccolo appunto da un "vecchio" epidemiologo che mangia pane e statistica. I dati sui golfisti al confronto con la popolazione mondiale sono una media e tale valore oscilla tra un massimo della Gran Bretagna e la realtà italiana e un minimo di altre popolazioni (alcune aree popolatissime di Africa ed Asia per esempio) che non giocano a golf e sono impegnate in problematiche con l'acqua da bere (non quella per innaffiare i green).

Con questo non voglio sminuire la tua disamina del problema, ma sarebbe più valida se rapportata ai paesi occidentali che possono permettersi di avere sport e tempo libero.

Per l'alternativa dei campi da golf informatizzati, ovviamente mi affascinano (come ben sai) e quindi…

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nellypenzo
26 mars 2018

Bravo Matteo, un articolo molto bello e responsabile. Spero che inventino l'erba che non ha bisogno di essere innaffiata così riduciamo il consumo dell'acqua che è un vero problema. Considera però quanto spreco ancora c'è per questo bene così importante, nel mio piccolo sono anni che faccio attenzione ed ho cercato di trasmetterlo ai miei figli. Il futuro ci riserverà tante belle sorprese, comportiamoci bene noi, poi qualcosa accadrà. Alimentiamoci di buona energia, quella cattiva non aiuta di certo. Ciaoooooo

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